Il 28 febbraio 2024 è stata approvata dal Parlamento Ue la nuova legge europea che riguarda il ripristino dell’ambiente naturale. Una volta approvato anche dal Consiglio, sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’UE ed entrerà in vigore 20 giorni dopo.
I Paesi dell’UE dovranno ripristinare almeno il 30% degli habitat in cattive condizioni entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050. A partire dal dato che oltre l’80% degli habitat europei è in cattivo stato.
La normativa europea sul ripristino della natura, concordata con i governi dell’UE, è stata approvata con 329 voti favorevoli, 275 contrari e 24 astensioni. Il regolamento mira a garantire il ripristino degli ecosistemi degradati in tutti i Paesi dell’UE, contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei in materia di clima e biodiversità e migliorare la sicurezza alimentare. In linea con la posizione del Parlamento, fino al 2030 la priorità andrà accordata alle zone Natura 2000, una rete europea di zone ad alto valore di biodiversità. È strutturata in zone di protezione speciale (ZPS) istituite dalla direttiva «Uccelli» (1979) e in zone speciali di conservazione (ZSC) istituite dalla direttiva «Habitat» (1992).
I paesi dell’UE dovranno garantire che le zone ripristinate non tornino a deteriorarsi in modo significativo. Inoltre, dovranno adottare piani nazionali di ripristino che indichino nel dettaglio in che modo intendono raggiungere gli obiettivi.
Particolare attenzione è rivolta alla biodiversità negli ecosistemi agricoli e forestali, favorendo la sopravvivenza degli uccelli, riducendo le emissioni nel settore agricolo, ripristinando 25.000 km di fiumi e al tempo stesso garantendo che non vi sia alcuna perdita netta della superficie nazionale totale degli spazi verdi urbani.
Fonte
https://environment.ec.europa.eu/topics/nature-and-biodiversity/nature-restoration-law_en
Aggiornamento del 26/3/2024
La situazione attuale del Consiglio dell’Unione Europea è motivo di preoccupazione, data la mancata raggiungimento della maggioranza qualificata degli Stati Membri necessaria per l’adozione della Normativa sulla Natura e sulla Biodiversità (NRL), rappresentante l’atto legislativo più rilevante in questo ambito nell’Unione Europea dagli anni ’90. Nonostante un accordo preliminare raggiunto a novembre e l’approvazione da parte degli ambasciatori degli Stati membri, il voto finale del Consiglio, inizialmente previsto per lunedì 25 marzo, si è trasformato in un’impasse imprevista. Nonostante il vasto supporto dei cittadini, del Parlamento europeo, degli scienziati, delle imprese e di 19 Stati membri, la NRL è stata ostacolata da manovre politiche dell’ultimo minuto. L’inaspettato cambio di posizione dell’Ungheria, seguito dai voti contrari e dalle astensioni di Italia, Svezia, Polonia, Finlandia, Paesi Bassi, Belgio e Austria, ha riportato la NRL in una fase di incertezza.
In questo contesto, è in discussione la credibilità stessa dell’Unione Europea: il mancato recepimento della NRL non solo compromette l’impegno europeo per la tutela dell’ambiente, ma rischia anche di influenzare negativamente i processi decisionali dell’UE su altri dossier fondamentali, inclusi il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici e la capacità di affrontare i crescenti disastri climatici.