L’usura degli pneumatici ha un effetto sull’ambiente? Pare di sì.
A causa dell’usura generata dallo sfregamento con l’asfalto delle strade e autostrade, gli pneumatici di auto e motoveicoli generano piccolissime particelle (dell’ordine di micro e nanometri) inquinanti nell’ambiente che ci circonda. E’ il risultato dell’articolo scientifico appena pubblicato sulla rivista Environmental Pollution da ricercatori del CNR Istituto di Scienze Polari e Università Ca’ Foscari di Venezia, insieme alla collaborazione con l’Università di Bologna, Padova e l’azienda Thermo Fisher.
Diversi campioni di acque di dilavamento derivanti dal deflusso autostradale, sono stati raccolti dopo degli eventi di pioggia in una zona molto trafficata da veicoli automobilistici e camion. I campioni sono stati trasportati, processati e analizzati poi all’interno di una Clean room, un laboratorio specializzato ad ambiente controllato presso l’università Ca’ Foscari di Venezia, per evitare contaminazione di nessun tipo.
I ricercatori, dalle prime analisi, hanno riscontrato un’elevata abbondanza di queste piccole particelle nere chiamate per l’appunto tire wear particles. Solo recentemente queste particelle sono state riconosciute nella classificazione di microplastiche, poiché i polimeri sintetici sono i costituenti fondamentali degli pneumatici. Infatti, questi ultimi sono costituiti da diversi layers (ad esempio, corde d’acciaio, fibre sintetiche, gomme) costituiti principalmente da gomme, ma anche altri composti come oli, resine, plastificanti, essiccanti, prodotti chimici per la vulcanizzazione, zolfo, zinco, additivi e agenti antinvecchiamento rendendo la loro composizione molto complessa.
“Attraverso la messa a punto di più sofisticate tecniche analitiche”, afferma la dottoressa del CNR-ISP Corami, “è stato possibile identificare correttamente queste particelle attraverso l’uso di markers specifici. L’unione tra più centri di ricerche e università ha permesso di ottenere un risultato replicabile e affidabile nell’ambito dell’analisi di inquinanti emergenti, come appunto le tire wear particles”.
Dallo studio è emerso inoltre che la maggior parte di queste particelle è minore di 100 micrometri (un micrometro equivale a 1000 mm). Il 40% delle totali particelle analizzate è minore di 30-25 micrometri in lunghezza, non visibili quindi ad occhio nudo!
“Il trasporto delle tire wear particles nelle acque investigate dopo eventi di pioggia, raggiunge il bordo stradale e, in essenza di impianti di trattamento, può raggiungere i canali e l’ambiente circostante”, spiega la dottoressa Rosso, dottoranda dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. “Inoltre, nei periodi di secco”, continua la dottoressa, “le particelle possono essere risospese dal vento in atmosfera e trasportate su lunghe distanze. Più piccole sono le particelle, più facilmente possono essere ingerite dagli organismi viventi, entrando nella rete trofica con possibilità di raggiungere l’uomo. Le più piccole sospese in aria, invece, possono essere inalate dall’uomo stesso e provocare un rischio per la salute”.
I risultati ottenuti da questo studio permettono di migliorare la conoscenza di queste particelle ancora poco investigate nella letteratura scientifica.
Lo studio delle loro sorgenti percorsi e trasporti risulta essere cruciale per progettare e valutare azioni correttive e soluzione tecnologiche per ridurre o bloccare il problema. La progettazione di gomme più sostenibili o realizzazione di impianti di trattamento adeguati possono essere le soluzioni da valutare come mitigazione della diffusione di tire wear particles nell’ambiente. Inoltre, la loro presenza può essere strettamente connessa al contesto dei cambiamenti climatici, sottolineano gli autori di questo studio, ma i loro effetti sul clima, sugli ecosistemi e biota sono ancora da approfondire.
Le bottiglie per campionare l’acqua di dilavamento autostradale sono state posizionate in più caditoie
Bottiglie per campionare l’acqua autostradale in cui sono state ritrovate le tire wear particles.
Particella di pneumatico analizzata al microscopio elettronica (SEM/EDX)