Il 31 marzo del 1921 nasceva Laura Conti, pioniera, fra l’altro, dell’ambientalismo scientifico italiano, a lungo dimenticata dal discorso pubblico. Prima di occuparsi attivamente di ecologia, è stata staffetta partigiana, deportata in un campo di concentramento, medica ortopedica impegnata nella difesa della salute in fabbrica e nei luoghi di lavoro, amministratrice pubblica e narratrice e divulgatrice di talento.
A le sue battaglie si deve la cosiddetta direttiva Seveso della comunità europea (Direttiva 96/82/CE) per prevenire e controllare i rischi di incidenti connessi con determinate sostanze classificate come pericolose. Nel 1976 la fuga di diossina a Seveso fu il primo grande disastro ambientale da lei denunciato e che ebbe un impatto grande sulla popolazione del territorio.
La ricordiamo oggi per il grande studio che dedicò al sistema vivente nella sua interezza e complessità, in un interessante saggio dal titolo ‘Limiti di uno sviluppo illimitato’ del 1986 scrive: “[…] le risorse provenienti dal sistema vivente hanno una caratteristica energetica che le differenzia in maniera molto significativa dalle altre risorse: il loro rinnovo avviene a spese di una energia diffusa, l’energia solare, e si avvale di un tipo di trasformazione energetica che meno di ogni altro disperde calore, cioè la trasformazione di energia radiante in energia di legame chimico; invece il riciclo degli altri materiali per esempio il ferro, richiede una energia concentrata, e disperde molto calore. Per queste ragioni lo studio dell’ambiente va diventando sempre più lo studio del sistema vivente, delle leggi che lo governano, delle condizioni che garantiscono il suo continuo effettivo rinnovo”.
Per approfondire: www.enciclopediadelledonne.it/biografie/laura-conti/