Possiamo salvare il mondo prima di cena. Lo dice da tempo il romanziere statunitense Jonathan Safran Foer, impegnato a sensibilizzare sull’impatto dell’allevamento intensivo sull’ambiente e i cambiamenti climatici.
Non è l’unica voce che sottolinea l’importanza di cambiare dieta e ridurre in modo significativo il nostro consumo di cibo di origine animale. Anche senza diventare completamente vegani.
L’impatto ambientale della produzione di cibo a livello globale in termini di emissione di gas serra è quantificabile in 17 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno. Come emerso da una stima pubblicata a settembre 2021 sulla rivista Nature Food e realizzata da un gruppo di esperti internazionali a cui partecipa anche la Fao.
Di questi miliardi, il 57% è dovuto ai cibi di origine animale, la cui riduzione significativa di consumo ha certamente un impatto sul riscaldamento globale.
Per sostenere le migliori pratiche alimentari, da un lato gli scienziati suggeriscono metodi per essere certi e rigorosi nel calcolare l’origine delle emissioni, a riguardo hanno creato un database pubblico (World Food LCA Database) che consente di stimare l’impatto ambientale delle varie attività del settore alimentare nelle diverse aree del mondo; dall’altro l’innovazione tecnologica e scientifica propone nuove soluzioni per produrre cibo in maniera davvero sostenibile.
È il caso della start up finlandese Solar Foods che ha iniziato da un paio di anni a lavorare su una proteina ricavata dalla CO2, che è stata chiamata Soleina e che potrebbe essere utilizzata in vari modi nell’alimentazione del futuro, andando a sostituire anche le proteine della carne, con tutto quel che ne consegue in termini di riduzione di allevamenti intensivi ed emissioni da loro prodotte.
La soleina è ricavata da un bioprocesso che inizia da un singolo microbo che è alimentato come una pianta in micro bolle di CO2. Ma invece di annaffiarlo e fertilizzarlo, fermenta con aria ed elettricità.
Si aggiungono poi anche le sostanze nutritive – azoto, calcio, fosforo e potassio – che le piante normalmente assorbono attraverso le loro radici dal suolo. È dunque una sostanza ecologica perché non richiede alcuna tecnica agricola né terra da coltivare. Non dipende dalla variabilità del clima, bastano l’aria e il sole.
La start up ha avviato la presentazione del dossier necessario per il riconoscimento del nuovo cibo da parte dell’autorità europea per la sicurezza alimentare. Al momento i dati sulla composizione della Soleina sembrano non sollevare problemi di sicurezza o allergenicità.
Se il sole non si oscura, nella prima metà del 2023 dovremmo trovare la carne solare sugli scaffali.
Ph: Barbara Dall’Angelo