Da tempo sosteniamo che il Dieselgate ha svelato l’inganno dei costruttori di automobili, i quali da diversi anni dichiaravano che le auto a gasolio erano ecologiche. Ciò perché grazie a un minor consumo emettono meno CO2 dei motori a benzina a parità di chilometri percorsi.
E per diversi anni il gasolio è stato incentivato dai nostri governi e da altri europei (vedi ad esempio la Francia dove da anni le auto a gasolio superavano largamente le auto a benzina) con accise ridotte per favorirne l’uso.
Tutto questo con il supporto della stampa specializzata e a dispetto dei ripetuti allarmi lanciati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che indicava il Particolato (Particulate Molecules-PM) 10-5-2,5 come altamente cancerogeno e pericoloso per la salute, al pari degli Ossidi di Azoto (NOX), entrambi presenti allo scarico dei veicoli diesel.
In paesi del Nord Europa, in cui la popolazione è più sensibile all’informazione e maggiormente reattiva nei confronti di minacce globali alla persona, si è avuta una reazione immediata. Infatti le persone si sentivano oltre che ingannate dalle case costruttrici anche minacciate nella salute. La rinuncia all’acquisto di auto diesel si è fatta immediatamente sentire.
In Italia non è stato così, le case hanno continuato a produrre auto diesel dicendo che ora sono ecologiche e gli italiani hanno continuano ad acquistare auto diesel. Così a distanza di quasi quattro anni la percentuale di auto diesel vendute in Italia è ancora superiore al 40%, con solo piccole percentuali di auto ibride ed elettriche e vendite di auto a benzina che le hanno di poco superate nel corso di questi anni quelle dei veicoli diesel: 46% contro 43%.
Autorità del mondo dell’auto e stampa Italiana, oltre ai costruttori, continuano a sostenere che le auto diesel ora sono ecologiche perché dotate di doppi sistemi di abbattimento del particolato, (Emission Gas Ricirculation-EGR e iniezione di urea). Ma perché ora dovremmo credere a chi ci ha ingannato per tanto tempo?
Sabato 14 settembre 2019, ore 9-10 del mattino, abbiamo visto mentre facevamo colazione il programma Petrolio su RAI1 che ci ha colpito per l’approfondimento e la dimostrazione di quanto è stato e di quanto è oggi. Invitiamo tutti coloro che hanno la possibilità di accedere a RaiPlay a vederlo e valutare con la propria testa.
Nel programma si è parlato finalmente del problema dell’inquinamento delle auto diesel in termini di particolato PM, con interviste a ricercatori del CNR. Questi hanno appurato come le auto omologate con il ciclo NEDC (New European Driving Cycle) – in vigore fino al 2018 – presentassero valori congrui al banco (175g/Km< dei 180 g/Km della norma) ma valori su strada 3,5 volte maggiori ( 700 g/Km).
Ora è entrato in vigore un nuovo ciclo WLTP ( World harmonised Light-duty-vehicle Testing Procedure) che prevede controlli sui veicoli anche in condizioni di marcia. Ma che dire di tutto l’inquinamento e dell’aria cattiva che abbiamo respirato e che respiriamo?
Petrolio ha inoltre mostrato con interviste a eminenti figure della ricerca e della medicina come il PM 2,5 passi dai polmoni al sangue e da qui a tutti gli altri organi incluso il cervello, con danni irreparabili alla salute di grandi e bambini, citando in proposito una ricerca su questi ultimi effettuata da uno studio di Barcellona.
Interessante poi vedere le interviste di persone di paesi del nord Europa, le quali fortemente sensibilizzate da questi eventi hanno cambiato completamente attitudine indirizzandosi verso auto a gas (senza emissioni di particolato e NOX allo scarico e ridotte del 40% di CO2 rispetto al diesel) ibride ed elettriche.
In Italia per contro il trend delle auto diesel, seppur negativo, è comunque sostenuto come se a noi non importasse avere l’aria inquinata. E infatti la pianura padana, per ragioni orografiche (è una conca chiusa provvista di scarsa ventilazione) e per l’alto numero di veicoli, è l’area più inquinata d’Europa in termini di PM. Città come Milano, Torino, Bologna e tutte le emiliane già a febbraio hanno superato i 35 sforamenti del valore di PM previsti dalle direttive europee.
Al termine del programma ha parlato in maniera equilibrata un ingegnere del Ministero dei Trasporti. Costui sosteneva che la situazione non è così drammatica, che l’aria che respiriamo è molto migliore di prima che i veicoli venduti oggi inquinano molto meno. Tutto vero ma la strada verso un’aria pulita in Italia è lunga, anche perché l’ingegnere ha dimenticato di citare che il parco veicoli italiani è uno dei più vecchi d’Europa, con una media di vetustà superiore ai 14 anni, e quindi le auto in circolazione sono inquinanti e poco si fa per fermarle.
La politica infatti ci prova. In Emilia a settembre 2018 avevano emesso un’ordinanza che limitava anche la circolazione delle diesel Euro 4 nelle città. Levata di scudi delle opposizioni, che sosteneva che così veniva penalizzata la povera gente. Allora è si è giunti al compromesso che il divieto veniva esteso alle Euro 4 diesel solo dopo lo sforamento delle direttive europee. Soluzione politica eccezionale, però a febbraio si superavano gli sforamenti consentiti e quindi da allora è in vigore il divieto e di fatto chi insiste nell’usare quelle auto non circola. La conclusione è che se continuiamo a non decidere, con i vari interessi che prevalgono di volta in volta, continuiamo a respirare aria inquinata.
E ancora parlando di iniziative dei politici, il famigerato bonus/malus sulle auto più o meno inquinanti, tanto criticato dagli operatori del settore e inteso a dare un segnale ambientalista, si limita a parlare di auto nuove, di CO2 ma non parla né di cosa fare del parco esistente né di PM e NOX, che ormai sono a livelli minimi ma che in realtà dovrebbero sparire in un tempo prossimo da stabilire.
Qualcosa si muove ma molto ancora si potrebbe fare, ad esempio coinvolgendo nel discorso anche i veicoli pesanti e la loro eccessiva vicinanza ai centri urbani. Di questo parleremo in un prossimo post.
(Segue).