La biodiversità si preserva anche in ottica di genere
I traguardi della Cop 15
È l’ultimo in ordine di apparizione anche se forse dovrebbe essere il primo. Parliamo del 23° traguardo stabilito dalla Cop 15 in cui si indica di garantire l’uguaglianza di genere nell’attuazione del ‘patto di pace con la natura’ “mediante un approccio che risponda alle esigenze di genere in cui tutte le donne e le ragazze abbiano pari opportunità e capacità di contribuire” al raggiungimento degli obiettivi previsti, con particolare attenzione a “garantire la piena, equa, inclusiva ed efficace partecipazione al processo decisionale, nonché l’accesso alle informazioni relative alla biodiversità” anche a ragazze e bambine delle popolazioni indigene e delle donne e ragazze con disabilità.
Dati Fao dicono che a occuparsi della terra sono per il 43% donne, anche se spesso non vedono riconosciute le loro competenze e risorse come custodi della biodiversità.
Un approfondimento su InGenere racconta, ad esempio, di come “La mobilitazione delle donne rurali e contadine su sicurezza, sovranità alimentare e agroecologia in America Latina ha messo sotto tensione e politicizzato temi che riguardano la sopravvivenza e l’esistenza stessa, umana e planetaria. Ed è una strada a doppio senso: le loro lotte rafforzano la politicizzazione della vita umana, mentre agroecologia e sovranità alimentare sostengono e rafforzano politicamente le lavoratrici agricole e la loro organizzazione”.
Rispetto ai presupposti teorici che animano la Cop 15, l’agroecologia cerca di mettere in discussione anche i rapporti di potere nel momento in cui agisce per preservare la biodiversità e gli ecosistemi, è al tempo stesso una scienza, un complesso di pratiche e un movimento sociale, in cui molte donne sono protagoniste. Per questo sarà fondamentale avere una prospettiva di genere nel sollecitare i governi ad adottare misure giuridiche, amministrative o politiche per incoraggiare e consentire le imprese e le istituzioni finanziarie transnazionali a monitorare, valutare e rivelare in modo trasparente i rischi, le dipendenze e gli impatti sulla biodiversità; a fornire a consumatrici e consumatori le informazioni necessarie per promuovere modelli di consumo sostenibili, riducendo progressivamente gli impatti negativi sulla biodiversità.