Prima di bruciare del tutto

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A inizio estate, truenumbers.it, sito di Data Journalism in Italia segnalava che secondo le stime dell’Osservatorio Ue European Forest Fire Information System (Effis) “nel solo corso del 2022 in Italia sono arsi 27.911 ettari di verde, equivalenti a 40mila campi da calcio” per usare una metafora certamente comprensibile ai più.

Bisogna attendere ancora qualche mese per fare il bilancio annuale, ma a fine luglio sono usciti anche i dati del dossier di Legambiente “L’Italia in fumo”, che ha ratificato che il nostro paese è stato quello con più ettari bruciati nel 2021 in Europa, con l’allarmante numero del 154,8% in più di incendi rispetto al 2020.

Dati Ispra dicono che quasi il 50 per cento del territorio colpito è costituito da foreste e il resto sono territori urbano-rurali. Nel rapporto si legge che “nel 2021 ci sono stati in totale 1.422 incendi, il 90% dei quali sono avvenuti nei mesi di luglio e agosto.

Hanno superato la superficie di 500 ettari 49 incendi, il numero più elevato di tutti gli incendi mappati in Europa, Medio Oriente e Nord Africa, e 15 dei 49 incendi hanno superato i 1.000 ettari, il più grande dei quali si è verificato in Sardegna, con oltre 13.000 ettari di superficie bruciata. Anche la Sicilia è stata particolarmente colpita, con 32 dei 49 incendi di vaste proporzioni”. È molto probabile che anche il 2022 supererà i numeri dell’anno precedente e verrà constatato che molti incendi sono dolosi.

A ulteriore conferma che se non vogliamo bruciare del tutto, è urgente intervenire a livello culturale, sensibilizzando sul nesso fra incendi e cambiamento climatico, educando alla prevenzione e alla cura dei territori.