Phoresta ha incontrato PoreUp, un gruppo internazionale di giovani ricercatori, dottorandi e laureati in Scienza dei Materiali presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, che ha deciso di lanciare una campagna di crowdfunding [tutte le info su https://www.produzionidalbasso.com/project/poreup-la-plastica-cattura-co2/] per finanziare il loro progetto di ricerca.
Un progetto che ha l’obiettivo di catturare la CO2 direttamente alla fonte (ossia quando esce ad esempio dai tubi di scarico delle auto, dai camini, dalle ciminiere, etc.) usando polistirolo di scarto (quello che è considerato un rifiuto) trattato in maniera che diventi poroso e possa così assorbire la CO2. Un proposito ambizioso che vorrebbe far sì che la ‘plastica’ diventi una alleata per catturare la famigerata CO2 prima che sia troppo tardi e realizzando una tecnologia che permetterà di far diminuire l’impatto ambientale anche alle singole fabbriche.
Da dove è nata l’idea?
Ci accomuna la grande passione per la ricerca e la voglia di scoprire, studiare e capire come funzionano i materiali e le nuove tecnologie, specialmente con l’obiettivo di sviluppare soluzioni capaci di contribuire ad un futuro più sostenibile. Per questo abbiamo pensato ad un crowdfunding come forma di finanziamento che ci consenta di approfondire le conoscenze e fornire soluzioni. I soldi raccolti durante la campagna di raccolta fondi saranno fondamentali per finanziare la nostra ricerca e ci permetteranno di studiare i metodi migliori per raggiungere l’obiettivo.
Come sta andando la raccolta fondi?
Ci siamo resi conto che non è facilissimo rendere partecipi le persone anche su tematiche così sensibili. Abbiamo però riscontrato interesse da parte di aziende che si stanno iniziando a muovere verso questo tipo di tecnologia in grado di ridurre le emissioni. Per far partire il progetto dobbiamo raggiungere i primi 5 mila euro entro il 27 giugno 2022: una volta arrivati a questo traguardo, il nostro partner nel progetto, il consorzio Corepla, leader nella raccolta e riciclo di imballaggi in plastica, metterà gli altri 5 mila.
Finito il crowdfounding come procederà il progetto?
Una volta selezionato il polistirolo di riciclo o di scarto, lo trasformeremo nel materiale poroso che analizzeremo e testeremo per capire quanto sarà efficace nella cattura di CO2, quanto efficientemente la separi dagli altri gas presenti negli scarichi e quante volte potrà essere riutilizzato. Faremo tutto nei nostri laboratori dove abbiamo degli strumenti che permettono di fare miscele di gas e simulare in piccolo quello che accade nella realtà.
Concretamente come sarà possibile far assorbire al polistirolo la CO2?
Vogliamo sviluppare un materiale nano-poroso innovativo a partire dal polistirolo di scarto o di riciclo per fare una sorta di spugna/filtro capace di catturare l’anidride carbonica emessa dalle attività umane. L’idea complessiva è di arrivare a trasformare diversi tipi di materie plastiche di scarto in materiali altamente tecnologici contenenti delle cavità di dimensione piccolissima (nanometrica, ovvero 0,000000001 metri!) capaci di intrappolare molecole di inquinanti o di sostanze nocive.
La plastica “filtro” che cattura la CO2 poi che fine farà?
La CO2 catturata verrà strizzata dal filtro, proprio come fosse una spugna. Il filtro potrà essere riutilizzato moltissime volte per assolvere alla stessa funzione.
Che differenza c’è tra questa idea di cattura della CO2 e altri impianti esistenti come quelli in Islanda, basati sulla cattura di CO2 direttamente dall’atmosfera?
Per gli impianti come quelli in Islanda serve molta energia perché la CO2 viene catturata quando è già dispersa nell’aria a bassa concentrazione, noi invece vorremmo intercettarla alla fonte con una tecnologia poco dispendiosa e che richiede poca energia. Potenzialmente il filtro che abbiamo immaginato può trattenere anche altre molecole, dovremo capire ogni quanti cicli di utilizzo sarà poi necessario riattivare i filtri.
E che differenza c’è fra gli impianti CCS e i CCUS, i Carbon Capture Use and Storage?
CCS e CCUS sono entrambe tecnologie sviluppate da molto tempo. La CCUS appare più interessante perché non solo catturiamo la CO2 ma la riutilizziamo ad esempio nei processi industriali. Noi lavoriamo in questa direzione sviluppando un materiale a basso costo e sostenibile da un punto di vista ambientale che potrà essere utile per le tecnologie CCUS.
Se il progetto avrà esito positivo, cosa pensate di fare?
In prospettiva potremmo pensare di fare un brevetto, ma è ancora prematuro parlarne.
Avete pensato di fare webinar per imprese o in altre facoltà per fare divulgazione?
Per adesso abbiamo realizzato degli incontri fra universitari. Appena partirà il progetto, i progressi verranno documentati attraverso comunicazioni sui nostri canali social e dettagliati report per chi ci ha sostenuto.
NB: il post è soggetto di sponsorizzazione e/o di affiliazione con i soggetti titolari intervistati, l’intervista e i contenuti sono di pura divulgazione e informazione.