Intervistiamo il dottor Andrea Gasperini, uno dei più qualificati esperti di tematiche legate alla sostenibilità.
Il dottor Gasperini ricopre le seguenti cariche: AIAF Head of Sustainability and ESG Observatory; EFFAS CESG Commission of ESG issues and part of the Expert team Certified ESG Analyst and ESG panel review; EFRAG former member of the European Lab Project Task Force on Climate-related Reporting
Allora dottor Gasperini è possibile trovare una via più sostenibile per il nostro pianeta e anche per l’economia?
Credo di sì. Del resto l’anno 2015 ha generato consapevolezza sugli eventi che hanno preceduto e seguito il lancio dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (ONU). Tra questi possiamo anche ricordare i Sustainable Development Goals (SDGs) approvati in Settembre 2015 dalle Nazioni Unite. Per la cronaca: nel settembre 2015, i leader mondiali di 193 paesi si sono incontrati all’ONU per approvare 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) e 169 target indicati nel documento delle Nazioni Unite “Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development”.
Lo scopo di questo documento è quello di promuovere la prosperità entro la fine dell’anno 2030 per tutti.
In più traccia un percorso più sostenibile per il nostro pianeta e l’economia. Sempre nel 2015, a dicembre è stato sottoscritto a Parigi l’Accordo sul cambiamento climatico. (COP21che invita tutti i paesi ad accelerare ed intensificare le azioni e gli investimenti necessari per un futuro sostenibile a basse emissioni di carbonio. L’accordo sul clima raggiunto a Parigi si è posto l’ambizioso obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2° C rispetto ai livelli pre-industriali: è sicuramente un accordo senza precedenti nel tentativo di limitare il riscaldamento globale del pianeta. COP21 rappresenta un’importante tappa nel passaggio verso una migliore ed esaustiva rendicontazione non finanziaria che le aziende possono utilizzare per comunicare – ad investitori, agenzie di rating, assicurazioni, istituti di credito e agli altri stakeholder – ulteriori informazioni standardizzate sulla loro esposizione anche ai rischi climatici.
D-Vuole fare qualche osservazione sui fattori ESG per le aziende?
Premetto che la prosperità di un business può essere messa in discussione dall’instabilità politico-sociale e da crisi ambientali. Ecco perché l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e i suoi 17 SDGs sono ritenuti di vitale importanza per tutti gli attori sociali.
I SDGs sono quindi un’ottima linea guida per la definizione di una politica sostenibile e ogni azienda, a seconda della propria area di business, deve identificare quelli che ritiene essere più aderenti alla natura del proprio modello di business. Inoltre, così facendo si incentiva la comunicazione con gli stakeholder e l’interesse da parte di nuovi investitori. Obiettivo primo dell’Amministratore Delegato, però, rimane quello di generare valore a lungo termine per gli azionisti e in particolare di salvaguardare il business e il profitto, anche in presenza di una transizione verso una economia a più basse emissioni di carbonio e resiliente al cambiamento climatico.
In attesa dell’effettiva standardizzazione delle migliori pratiche nella rilevazione dei dati ESG è utile considerare il lavoro svolto dalla World Federation of Exchanges (WFE), insieme alle borse sostenibili delle Nazioni Unite (UNSSE), hanno creato il Model Guidance on Reporting ESG information. Tali linee guida presentano un numero limitato di tematiche non-finanziarie rilevanti anche per la comunicazione.
Si può ritenere che l’uso combinato di SDGs e ESG possa contribuire all’obiettivo ultimo che rimane quello di promuovere nel lungo periodo una maggiore stabilità e trasparenza nei mercati riducendo la volatilità ed i rischi.
Che cosa prevede l’Agenda politica della Commissione europea?
Nell’ottobre 2018, con la comunicazione sulla strategia a lungo termine “A Clean Planet for all“, l’UE ha rivelato il suo desiderio di diventare neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. A sostenere questo grande e complesso progetto è il Piano d’azione europeo sul finanziamento della crescita sostenibile presentato dalla Commissione Europea nel marzo 2018.
Il Piano d’Azione include dieci azioni classificate in tre distinte categorie, le vediamo di seguito:
- reindirizzare i flussi di capitale verso investimenti sostenibili,
- integrare la sostenibilità nella gestione dei rischi finanziari derivanti dal cambiamento climatico, dall’esaurimento delle risorse, dal degrado ambientale, dalle questioni sociali
- promuovere la trasparenza a lungo termine nelle decisioni finanziarie.
Quale sarà allora il contributo della finanza privata?
Le dieci attività nel Piano d’Azione indirizzano i capitali verso un’economia a basse emissioni di carbonio tramite alcuni ambiziosi target energetici e climatici. In linea con l’Agenda 2030 e i sui 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e l’accordo di Parigi del 2015 (COP21).
Per completare il processo di decarbonizzazione entro il 2050, sono necessari investimenti annuali stimati tra 175 a 290 miliardi di euro nei prossimi decenni.
Greta può anche entusiasmare i millennial e la generazione Z con il bla bla bla…Ma non è sufficiente in quanto questo è un problema di finanza. Bisogna trovare almeno 180 miliardi di euro annui per reindirizzare gli investimenti verso la sostenibilità. Questo è possibile solo attraverso precisi regolamenti per una standardizzazione degli strumenti di reporting delle informazioni ESG, la definizione delle attività che danno un contributo positivo alla mitigazione ed adattamento al cambiamento climatico, indicatori di benchmark climatico e una precisa comunicazione delle informazioni sulla sostenibilità.
Ringraziamo il dottor Gasperini per il suo prezioso contributo.
NB: il post non è soggetto di sponsorizzazione e/o di affiliazione con i soggetti titolari intervistati, l’intervista e i contenuti sono di pura divulgazione e informazione.