Nella preistoria erano di pelle di animali e gli uomini li indossavano per proteggersi durante la caccia. I faraoni, per paura di rimanere senza nell’aldilà, se ne portavano più di un paio nella tomba. Enrico VIII re d’Inghilterra, se le imbottiva. Fino al 1930 arrivavano alle ginocchia ed erano di flanella. Il 19 Gennaio del 1935 Arthur Kneibler presenta nei magazzini di Marshall Fields a Chicago, ora Jockey, il primo paio di boxer. Nel 2021 Agroscope, l’Università di Zurigo e Catta, un gruppo di esperti di Citizen Science, scoprono che le mutande sono utili anche per studiare la biodiversità.
Perchè le mutande?
Insieme ai ricercatori, mille cittadini hanno partecipato al sotterramento di 2000 paia di mutande. Come molti degli indumenti che indossiamo, le mutande sono fatte di cotone, una fibra organica che può essere facilmente degradata dai microrganismi. A differenza di altri capi le mutande hanno una parte sintetica, gli eslastici, che non viene danneggiata. I campioni possono essere facilmente ritrovati e comparati tra di loro. Il concetto è semplice: più una mutanda è rovinata, più alta sarà la presenza di microrganismi e di conseguenza migliore sará la sua salute del suolo. I ricercatori però non si sono fermati qui ed insieme alle mutande si sono fatti spedire dai cittadini un campione di suolo su cui si sono condotti analisi di DNA e sui gas prodotti dalla respirazione dei microganismi.
Chi sono i microrganismi?
Con la parola microorganismi definiamo un insieme di forme di vita diverse: batteri, funghi, alghe, virus, protozoi e nematodi. Ognuno di questi organismi ha un ruolo importantissimo nel rendere il terreno un luogo ospitale per le piante ed insieme creano importanti servizi eco-sistemici. I batteri sono dei decompositori che trasformano sostanze di scarto in nutrienti per piante ed altri organismi. I funghi sono degli hacker, rompono la struttura di molecole complesse rilasciando nel terreno sostanze semplici e facilmente utilizzabili da tutti. Inoltre creano un network con le radici aumentando l’assorbimento di acqua e nutrienti. Le alghe sono pannelli fotosintetici naturali, assorbono la CO2 atmosferica e quando muoiono rendono più fertile ed umido il terreno. Virus, nematodi e protozoi sono per il suolo quello che i leoni sono per la savana, dei selezionatori. Cacciano e si cibano di altri microorganismi impedendo che una sola specie prenda il controllo del suolo. Aumentano la sua biodiversità.
Mutanda perfetta? Sono guai.
Numerose ricerche scientifiche dimostrano che le lavorazioni del terreno e l’uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti possono alterare la biodiversità del suolo portandolo alla degradazione. In un suolo degradato la varietà ed il numero di piante diminuisce o è assente, di conseguenza viene sequestrata meno CO2 atmosferica. Attualmente un quarto del suolo mondiale, dai 5 ai 10 milioni di ettari, è classificato come degradato e si prevede che il numero possa crescere in futuro. Lo studio delle mutande ci vuole ricordare che i microrganismi sono gli esseri viventi che permetto alle piante di esistere, crescere e produrre. Gli esperti incoraggiano la riforestazione e l’uso sostenibile dei suoli agricoli per frenare la perdita di biodiversità.
Guardando un vegetale osserviamo il risultato del lavoro svolto da questi esseri microscopici. Se siete scettici sulla bontà dello studio non dovete fare altro che ripeterlo nel vostro giardino. Scavate una buca, sotterrate un paio di mutande e dopo due mesi controllatele. Sperate che non ne rimanga traccia altrimenti siamo in braghe di tela!
Bibliografia:
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Stavi, I., & Lal, R. (2015). Achieving Zero Net Land Degradation: Challenges and opportunities. Journal of Arid Environments, 112(PA), 44–51. https://doi.org/10.1016/J.JARIDENV.2014.01.016
Wagg, C., Hautier, Y., Pellkofer, S., Banerjee, S., Schmid, B., & van der Heijden, M. G. A. (2021). Diversity and asynchrony in soil microbial communities stabilizes ecosystem functioning. ELife, 10. https://doi.org/10.7554/ELIFE.62813
Link utili:
https://www.beweisstueck-unterhose.ch/it