Quale è l‘organizzazione dei parchi in Islanda?
Continua l’intervista a Renè Biasone, responsabile dei progetti speciali del sistema dei parchi in Islanda,
D. Possiamo imparare qualcosa dagli islandesi? La comunicazione può svolgere un ruolo per la conoscenza, la tutela e lo sviluppo, anche di lavoro e professioni, nel settore naturalistico?
R. Ovviamente cerchiamo anche di promuovere le Aree protette in funzione educativa e di godimento personale tra la popolazione islandese, tentando di indirizzare i cittadini e in particolare i giovani e le scuole in cui studiano in Aree protette attrezzate alla loro ricezione (sentieristica, segnaletica, personale guardiaparco a disposizione ecc.) e cercando al tempo stesso di non promuovere aree delicate, e quelle che non hanno strutture adatte.
D. Come è assunto e quale è l’organizzazione del personale dei Parchi? Come funziona il programma di ecovolontariato? Quali sono i suoi fini?
R. La gran parte del personale dei Parchi è assunto con contratto stagionale, di pochi mesi, talvolta settimane. Ogni anno nei mesi di febbraio e marzo la mia agenzia organizza il corso di 120 ore per diventare guardiaparco (noi siamo gli istruttori). A metà marzo i posti di lavoro vengono banditi pubblicamente sui giornali e sul nostro sito (e quello degli altri due Parchi nazionali indipendenti). Entro Pasqua il reclutamento è completato.
A maggio organizziamo anche il Corso di “Primo intervento nelle zone remote” e di solito a fine maggio/primi di giugno i nostri guardiaparco raggiungono le loro Aree protette. Alcuni
lavorano da soli in Aree protette remote e delicate, mentre in quelle più grandi e più affollate i guardiaparco possono essere di più.
Il loro ruolo e le loro mansioni sono molto ampie: si va dalla rilevazione dell’habitat, alla riparazione dei sentieri (spesso fatto con l’ausilio degli ecovolontari), al contatto con i visitatori, con relativa azione di informazione e prevenzione degli incidenti.
Sul nostro sito, abbiamo il programma outline con cui spieghiamo a chi ci trova su Internet, come funziona e quali sono i fini.
In sintesi, offriamo la possibilità di far parte di TrailTeam che si occupano per lo più della costruzione e del mantenimento della sentieristica nelle zone più remote e più delicate delle nostre aree protette.
I nostri gruppi di volontari si occupano anche di altri progetti di protezione ambientale, per lo più segnaletica, chiusura di sentieri in zone in cui flora (muschi delicatissimi), fauna (nidificazione di uccelli migratori) e formazioni minerali (sabbie, rocce calcaree, grotte laviche ecc.) non sopportano la presenza dell’uomo.
Anche in questo caso la fase di reclutamento dei volontari avviene d’inverno e si conclude a fine marzo. I volontari vengono da tutto il mondo (anche se in gran parte dall’Europa, in
particolare dalla Gran Bretagna). Arrivano a fine maggio e per la prima settimana organizziamo un corso pratico di sentieristica di montagna. Dopodiché stanno in Islanda per altre 10 settimane, vivendo in tenda, spostandosi ogni settimana (o ogni due) da una riserva naturale a un parco nazionale e fanno almeno un giro intorno all’isola, compiendo
circa 3.000 km in totale, e lavorando in 6-7 diverse Aree protette. Il loro contributo sia al lavoro dei guardiaparco, ma soprattutto alla protezione della natura, è incommensurabile.
In cambio hanno (oltre il vitto, l’alloggio e il trasporto da un’area all’altra) il fatto di viaggiare per lungo e in largo in Islanda, conoscere molto bene zone remote, imparare le tecniche di conservazione delle Aree naturali, conoscere la cultura islandese, avere la soddisfazione di fare qualcosa di utile e il piacere di lavorare insieme e conoscere gente nuova con tante affinità intellettive alle proprie.
Il lavoro di coordinatore e manager del programma di ecovolontariato dell’Agenzia dell’Ambiente mi ha fatto cambiare completamente lo stile di vita.
Dopo anni passati a lavorare in aule universitarie e seduto davanti alla scrivania, da quando ho iniziato a lavorare per l’agenzia, infatti, passo l’estate viaggiando in giro per l’Islanda, da un’Area protetta all’altra, coordinando progetti vari di protezione ambientale (sentieristica, ripristino delle aree selvatiche, contenimento delle piante invasive, ecc.), reclutando e coordinando tra 160-200 volontari, che “producono” migliaia di giorni lavorativi l’anno, completando oltre 100 progetti in più di 30 Aree protette (Riserve naturali, Parchi nazionali, altipiani desertici, cascate, vulcani e scogliere). La cosa che mi piace di più è quando posso passare qualche notte in tenda anch’io, insieme ai volontari, quando faccio loro visita (di solito per iniziare un progetto e portando viveri e attrezzatura), a volte li raggiungo la sera prima che ripartano per il progetto successivo.
Una cosa importante che voglio aggiungere è che mi coadiuvo con circa quindici volontari esperti che hanno la funzione di team leader, cioè si prendono cura dei nuovi volontari,
guidano l’auto e dirigono i lavori da fare. I miei team leader sono i pilastri del programma di ecovolontariato.
Ai primi di marzo organizzo un corso per volunteer team leaders, e lo organizzo sulle montagne del Parco nazionale del Lake District in Cumbria (nord Inghilterra).
D.Esistono programmi specifici per la promozione territoriale? Come funzionano? Come è organizzato il turismo nei Parchi?
R. Purtroppo il turismo nelle Aree protette non è organizzato per niente. Nell’ultimo decennio l’affluenza dei turisti stranieri è aumentata in maniera enorme. Si viaggia a un
aumento medio del 15-20% l’anno.
Nel 2014 è stato superato il muro del milione di turisti (solo pochi anni fa erano 300mila). Il Ministero dell’economia e del turismo spende milioni di corone per promuovere “L’Islanda tutto l’anno” ma, come detto, investe pochissimo nelle infrastrutture, nella sicurezza e, men che meno, nella protezione della natura. La natura islandese, che è l’attrazione principale per il 90% dei turisti che vengono in Islanda. In pratica si fa molto poco per mantenere intatto il valore del “capitale naturale”. Alcune aree stanno già subendo l’influenza negativa dell’affollamento dei turisti (Geysir, Gullfoss, Landmannalaugar, per citarne solo alcune).
I tour operator non contattano le autorità che gestiscono le Aree protette, vendono pacchetti per turisti di massa senza dover rendere conto a nessuno, talvolta anche in aree
che non sopportano un incremento dell’afflusso. Di nuovo l’ha vinta la mentalità del tutto subito. Speriamo che la situazione cambi. Oggi più che mai abbiamo bisogno di qualcuno che non si faccia remore e “spiattelli” in faccia ai cittadini e ai politici questa verità.
D.Esempi esportabili dall’Islanda, che riguardino l’occupazione in campo ambientale?
R. Non conosco bene la realtà italiana, ma credo che la semplificazione della burocrazia intorno alla gestione delle aree protette potrebbero giovare alla loro gestione, perché si libererebbero delle risorse da destinare alla pura protezione ambientale, quella sul campo, con la sentieristica, la presenza dei guardiaparco anche in funzione didattica e
informativa.
In Islanda la mia agenzia sta in questi ultimi anni avviando numerose collaborazioni con gli assessorati comunali per la gestione comune, e quindi la condivisione della responsabilità
e delle conoscenze.
Da quando ho iniziato a lavorare per l’Agenzia, ho anche avviato un programma di promozione dell’ecovolontariato all’interno delle scuole medie-superiori islandesi. In collaborazione con gli insegnanti, prima vado a tenere un’ora di lezione sulla protezione ambientale e sull’ecovolontariato, poi recluto i giovani (e i loro professori) per un paio di
giornate di lavoro nella natura islandese, di solito lavori meno impegnativi di quelli che eseguiamo con i TrailTeam internazionali, ma tuttavia facciamo lavori di manutenzione
molto gratificanti ed educativi.
Tutto questo potrebbe essere esportato dall’Islanda, credo.
Ringraziamo Renè Biasone della sua disponibilità e di tutte le preziose informazioni che ci ha trasmesso.
Trovate le parti 1 e 2 di questa lunga intervista cliccando questi link
Islanda irresistibile attrazione
NB: il post non è soggetto di sponsorizzazione e/o di affiliazione con i soggetti titolari intervistati, l’intervista e i contenuti sono di pura divulgazione e informazione.