Pubblichiamo la seconda parte del post della mostra-evento ‘Broken Nature: design take on human survival cioè ‘Natura rotta: il design si impegna sulla sopravvivenza dell’uomo’. Ricordiamo che la mostra si è svolta dal 1 marzo al 1 settembre 2019 alla XXII Triennale di Milano.
Un evento così intrigante e coinvolgente che ci siamo recati due volte a vederlo anzi a viverlo. Nel precedente post abbiamo tratteggiato la struttura della mostra e accennato alla parte per noi più interessante: ‘La nazione delle piante’ curata da Stefano Mancuso. Una vera e propria chicca è stata la presentazione di una costituzione di e per le piante su cui vogliamo un po’ dilungarci. E’ composta da soli 8 articoli ma tutti molto calzanti. Il primo dichiara che la Terra è la casa comune della vita. E quindi la sovranità appartiene ad ogni essere vivente. Mancuso, in altre parole, dichiara chiusa la fase che ha visto una prepotente supremazia dell’uomo su ogni altra specie. Con sprezzo delle altre. Sappiamo come questa concezione ha comportato numerosi svantaggi al nostro pianeta, che ha dovuto subire – e continua a subire – deforestazioni e danni ingenti. (Vedi l’attuale situazione In Amazzonia). Il secondo articolo dichiara che la nazione delle piante riconosce e garantisce i diritti inviolabili delle comunità naturali come società basate sulle relazioni tra gli organismi che le compongono. Il terzo articolo non riconosce le gerarchie animali e auspica una democrazia vegetale diffusa. Passiamo al quattro: la nazione delle piante rispetta universalmente i diritti dei viventi. E si preoccupa anche delle prossime generazioni. L’articolo cinque stabilisce il diritto all’acqua, al suolo e all’atmosfera puliti. E poi l’articolo sei vieta il consumo di qualsiasi risorsa non ricostituibile per le generazioni future. Passiamo all’articolo sette secondo il quale la nazione delle piante non ha confini e quindi ogni essere vivente (comprese evidentemente le piante) ha diritto di transitarvi o viverci all’interno senza alcuna limitazione. Concludiamo con l’articolo otto che riconosce e garantisce la pratica dell’aiuto reciproco e del mutuo appoggio tra tutte le comunità naturali di esseri viventi. Bene, abbiamo un po’ riassunto il Mancuso-pensiero ma crediamo di averne fatto capire lo spirito. E ci limitiamo a un’osservazione generale: si vive anche di utopie. Non è detto che questi concetti che oggi possiamo definire visionari non possano fare sbocciare un mondo migliore. Sbocciare appunto come una pianta. O un fiore.