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Nel precedente post abbiamo parlato di veicoli e loro emissioni, che agli occhi di molti sembrano essere i massimi responsabili del peggioramento della qualità dell’aria. In realtà i veicoli contribuiscono a questo solo per il 20 o 40% a seconda delle stagioni e delle aree di riferimento (urbane o periferiche).
Ma il reale impatto sull’ambiente dipende non solo dal tipo di veicolo, vetusto o recente che sia, con motore a combustibile o elettrico, ma anche da chi lo usa e dalla sua educazione civica e stradale.
A questo proposito vorrei citare un episodio recente da me osservato e vissuto, che fa molto riflettere su tutti i fratellini di Greta che hanno invaso le piazze di tutto il mondo.
Uscito da un parcheggio vicino a una stazione, ho notato una coppia di ragazzi che si stavano salutando all’interno della loro auto con motore acceso. La temperatura mite non spiegava l’auto accesa, anche se il codice della strada, vale la pena ricordarlo, prevede l’obbligo di spegnere il motore in caso di sosta ( art.157-7bis).
Ho provato a segnalare l’incongruità richiedendo lo spegnimento, ma gli interessati mi hanno guardato come se non fosse affare mio ed hanno proseguito come se nulla fosse.
La lezione che si trae da questo episodio è chiara, se davvero vogliamo avere un ambiente migliore dobbiamo cominciare noi tutti a comportarci in maniera diversa, abbandonando le regole del consumismo che fino ad oggi hanno imperato sulle strade di tutto il mondo e in particolar modo in Italia. Non è possibile ottenere risultati diversi se il comportamento è lo stesso.
Cari fratellini di Greta, per avere un clima migliore i veicoli vanno spenti ogni volta che ci si ferma, come fanno le auto più recenti ai semafori e più in generale ogni forma di energia va salvaguardata. Ascoltate quel vecchio noioso del vostro genitore che, preoccupato della bolletta della luce, vi chiede ripetutamente di spegnere la televisione quando uscite dalla camera o ve ne andate, così come di spegnere la luce o qualsiasi altro componente elettronico che consuma energia elettrica. L’energia elettrica è infatti prodotta in Italia per l’82% con combustibili fossili, carbone, metano, oli pesanti e solo per il 18% da fonti rinnovabili, per cui per ogni kW consumato abbiamo automaticamente la relativa quota di emissioni immessa in atmosfera.
Tornando alla mobilità sostenibile è evidente che qualsiasi comportamento inteso a un consumo maggiore di combustibile è fonte d’inquinamento, soste a motore acceso, guida a strappi con accelerazioni e frenate, uso di veicoli vetusti e/o in condizioni pessime di manutenzione. E lo stesso vale per i veicoli elettrici, che da una guida sregolata derivano un maggior consumo di energia elettrica, con maggiore dispendio di risorse per produrla.
Piccoli accorgimenti possono cambiare sensibilmente il consumo di energia di un’auto. Pretendere ad esempio di avere 18°C in auto quando fuori ce ne sono 30°C, o 24°C quando fuori ce ne sono 4°C favorisce l’aumento dei consumi perché inevitabilmente il climatizzatore deve lavorare di più, al pari di quanto avviene per gli edifici. Per non parlare dei danni alla salute a dover sopportare salti di 10°C passando da un ambiente all’altro.
Come vedete si parla di energia consumata dall’auto, perché comunque sia prodotta e distribuita, l’uso di energia è fonte di emissioni in atmosfera e non esiste il veicolo a impatto zero come qualcuno va affermando. Infatti le emissioni non sono solo quelle prodotte sul posto ma sono anche quelle generate dove l’energia è stata prodotta.
Occorre dunque pensare prima di tutto di consumare il meno possibile, mentre chi ci governa deve pensare a come rendere le più pulite possibile le modalità di produzione di energia, supportati in questo dal mondo della ricerca e dell’industria.
La rubrica sulla mobilità sostenibile proseguirà nei prossimi numeri di Phorestanews.