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Pubblichiamo la seconda parte (conclusiva) della lunga intervista al dr Renato Galliano responsabile della direzione economia urbana e lavoro del Comune di Milano. Nella parte precedente si parlava anche crowdfunding e quindi di finanziamenti. Solleviamo allora il problema della deducibilità.
D-Questo mio amico diceva poi che si può detrarre molto poco dai finanziamenti.
R – Questo è l’aspetto fiscale della cosa ed è anche un motivo per cui il venture capital sia poco sviluppato in Italia.
D- In più lei si occuperebbe anche di circular economy, secondo noi una delle soluzioni più pratiche. Quindi riciclare…
R –Prima di riciclare c’è un’altra fase. Quella del riuso. Riuso e poi, eventualmente, il riciclo.
Ma il problema non riguarda solo quando il prodotto già esiste. Riguarda anche e soprattutto la fase di progettazione e l’intero processo produttivo.
D-Sì sì. Prima che il prodotto nasca.
R – Con tecniche di diverso tipo. Perché progettare un tavolo in un’ottica cradle-to-cradle (Cioè dalla culla alla culla) significa che io non devo mischiare il legno con il ferro, perché questi materiali non sono recuperabili se sono integrati e si danneggiano in fase di riciclo. Per cui già pensare di realizzare l’oggetto in modo che possa avere o più usi oppure sia facilmente riciclabile per realizzare altro deve diventare l’obiettivo del nuovo design. E questo è applicabile anche all’edilizia, non solo all’oggettistica e ai prodotti, alla merce. Con più facilità quando si parte ex novo o con più difficoltà quando si inizia dal già costruito. Se pensiamo al futuro dei grandi centri commerciali che negli ultimi anni sono nati – e a Milano ancora nascono nelle periferie o nei suoi dintorni – la vita media di questi centri non sarà lunghissima e quindi chi progetta questi grandi edifici deve già pensare a possibili riusi o a possibili ricicli dei materiali con cui l’edificio è composto.
D – Ecco mi viene in mente il Pirellone (NDR – Il Grattacielo Pirelli o Palazzo Pirelli, chiamato comunemente Pirellone, è l’edificio di Milano ove ha sede il Consiglio regionale della Lombardia)…
R – Sì, è nato per una certa funzione e poi è stato destinato ad altro.
D- Possiamo passare al tema della circolarità
R – La circolarità è una delle questioni o dei temi che abbiamo affrontato nell’ultimo anno, anno e mezzo e siamo partiti con diversi ambiti di intervento. Intanto abbiamo avviato delle attività di sensibilizzazione di – come viene detto – evangelizzazione o di networking, sia a livello locale sia a livello internazionale. Facciamo parte, ad esempio, di una rete di città che si chiama C40 che è molto finalizzata al tema della sostenibilità e dell’economia circolare; abbiamo sottoscritto un accordo con la fondazione Ellen MacArthur che è un po’ il deus ex Machina di questo tipo di …
D-E’ una navigatrice, leggevo…
R Sì la MacArthur era una navigatrice in solitario.
D- Si è riciclata.
R- Sì, si è riciclata anche lei.
Abbiamo poi attivato delle azioni di regolamentazione. Ad esempio all’interno del PAES che è il piano di azione energetica c’è una serie di regole che danno degli indirizzi e mettono anche degli obblighi quando si interviene ad esempio nella ristrutturazione delle case con l’abbattimento del tasso di produzione della CO2, di risparmio energetico e così via. E’ stata approvata una food policy che tra le altre cose prevede anche attività di recupero degli scarti alimentari nelle sue varie fasi ma anche lo strumento programmatico che gestisce la mobilità che si chiama Pumps della mobilità sostenibile. Contiene una serie di indicazioni che vanno verso il tema della sostenibilità o del riuso o dell’uso condiviso. Per fare un esempio il bike sharing, il car sharing e così via. Abbiamo poi anche attivato delle politiche fiscali di supporto all’avvio di nuovi business in questo ambito. Per le politiche fiscali cito la riduzione della TARI – che poi è la tassa -rifiuti – per gli esercizi commerciali che recuperano le eccedenze alimentari. Abbiamo poi fatto diversi bandi di supporto alle imprese, alle start up che lavorano in ottica circolare e c’è un incubatore specializzato: è quello dell’innovazione sociale che molto spesso accoglie delle iniziative che sono di carattere circolare.
E poi abbiamo una serie di progetti pilota che stiamo svolgendo; in alcuni casi sono conclusi, in altri casi sono in corso. Uno di questi è, ad esempio, un progetto che si chiama OpenAgri che si occupa di agricoltura periurbana (NDR – fasce di territorio dove la città e la campagna vengono a contatto diretto e che si trovano oggi a ospitare la maggior parte della crescita urbana, secondo modalità spesso frenetiche.) localizzato nella zona sudEst area Porto di Mare con il recupero parziale di una cascina che è la cascina Novedo. All’interno di questo progetto ci sono sperimentazioni di nuove modalità di produzione agro-alimentare. Ad esempio un progetto di acqua-ponica tipo l’evoluzione dell’idroponica (NDR – La coltivazione delle piante in soluzioni acquose di sali nutrizionali o su materiali di esse imbevuti.). Le piante sono sempre nell’acqua ma questa è popolata di pesci che forniscono nutrimento alle piante stesse e non necessitano di fitofarmaci per combattere i parassiti delle piante e così via. E stiamo lavorando per trasformare questo progetto OpenAgri – che è finanziato dalla commissione europea – in un centro stabile di economia circolare che si basi sull’intero ciclo dell’acqua includendo anche la sua ultima fase cioè la depurazione e il successivo possibile utilizzo dei fanghi che derivano dalla depurazione delle acque stesse. Perché opportunamente trattati possono essere trasformati in compost e quindi riutilizzabili anche in ambito agricolo. Questo è un progetto sperimentale che andrà naturalmente avviato anche per verificare i vari passaggi del processo stesso. E poi lavoriamo nell’ambito della moda per quanto riguarda la circolarità. Alcune ricerche definiscono il settore completo della moda come il secondo più inquinante al mondo, subito dopo quello petrolifero. Per via dei coloranti, la decolorizzazione etc. Ad esempio per i denim dei jean vengono utilizzate tecniche di decolorizzazione che sono, molto molto inquinanti. Altre ricerche pongono il settore moda al quinto posto; comunque al di là della singola ricerca la moda è un settore particolarmente inquinante per il mondo non solo per l’Italia. Però l’Italia gioca un ruolo molto importante e a Milano, in Italia, c’è la vetrina di tutto questo ambito. Per questo uno dei settori su cui stiamo lavorando con la fondazione Ellen MacArthur è esattamente quello della moda.
D – Vede degli obiettivi primaria … dei filoni?
R – Se mi chiede di filoni nel senso di settori prioritari nel senso della circolarità, la moda è uno di questi. Il food è un altro; un’altra azione che abbiamo avviato che è quella del facilitare il rientro in ambito urbano della manifattura che naturalmente dovendo convivere con l’ambito urbano e con le persone deve essere una manifattura assolutamente non inquinante, sostenibile…
D- Prima non era possibile.
R – Certo, adesso però con le nuove tecnologie sì. La manifattura è molto meno impattante. E questo permette di riavviare una convivenza tra le persone e la manifattura. Questo significa diminuire la mobilità delle persone, abbattere l’inquinamento che si produce con la mobilità o anche di realizzare pezzi di città che siano molte integrate tra la parte dove si lavora, dove si vive, si gioca, dove si esce la sera. E così via. E stiamo abbinando questo progetto della manifattura con i temi della circolarità per esempio – ma questo è uno degli obiettivi futuribili – realizzare dei pezzi di città che contengano anche delle are industriali che producono a ciclo chiuso nel senso che non producono più rifiuti perché il rifiuto di un’impresa diventa materia prima per un’altra. E’ uno degli obiettivi che ci stiamo dando e che è dentro il piano di governo del territorio e che è stato indicato come prioritario, abbassando il livello di inquinamento facilitando la vita ai cittadini. Naturalmente c’è tutto il settore ambientale anche con grandi investimenti da parte del Comune ad esempio i due bandi che sono usciti per facilitare la riconversione delle caldaie per il riscaldamento degli edifici privati sostituendo le vecchie caldaie che sono inquinanti con altre nuove caldaie. Questo ha richiesto investimenti considerevoli da parte del Comune ma anche iniziative quali l’istituzione di area B va in questa direzione. Non permettendo più l’entrata in città dei mezzi più inquinanti consente di avviare pian piano un processo – perché non sarà di punto in bianco – verso un miglioramento della qualità dell’aria quindi della qualità della vita delle persone stesse.
D- Sicuramente. Bene passiamo all’ultimo punto. Cioè obiettivi per il futuro anche se uno lei l’ha già accennato. Uno era questa città quasi a chilometro zero. Mi vengono in mente delle foto di città americane in cui ci sono grandi ponti che sono stati chiusi, non ci passano più le macchine e allora sono coltivati a orti o addirittura giardini.
R –Da questo punto di vista ne vedremo delle belle a Milano. E’ proprio di questi giorni, è uscito su tutti i giornali l’ipotesi del cavalcavia di piazza Corvetto.
D – E’ vicina a dove abito.
R – E’ una zona focus per tante iniziative
D-Sì, fa un po’ da incastro tra porta Vittoria e porta Romana. Nell’area dietro allo scalo Romana c’è un’attività di riqualificazione dell’area
R -Conosco molto bene il progetto che si chiama Symbiosis
D- La cosa curiosa è che adesso c’è una piazza – che si chiama Adriano Olivetti – proprio accanto alla fondazione Prada. E’ così recente che non è indicata su Google map. Lì c’è la nuova modernissima sede di Fastweb
R -Abbiamo lavorato con Beni Stabili la società che ha presentato un progetto interessante in pratica di ricostruzione di un quartiere mettendo insieme la parte produttiva di uffici e la parte abitativa. I servizi e gli edifici sono realizzati con un criterio di risparmio energetico molto avanzato. E l’abbiamo fatto anche con l’aiuto di un progetto europeo che si chiama sharing cities che ci ha dato una serie di indicazioni e anche Symbiosis ha seguito questa parte e devo dire con buoni risultati…
Quella zona è in rapido cambiamento. E, per esempio, tutta l’illuminazione pubblica è stata modificata. Gli interventi di bike sharing sono stati rinforzati, sono stati inseriti dei sensori nei parcheggi che facilitano la ricerca ad esempio per le persone che hanno difficoltà a muoversi. Sono stati riqualificati oltre 25 mila metri quadrati di case private in modo energeticamente sostenibile, sono in fase di realizzazione 60 punti con colonnine di ricarica elettrica per le automobili… E’ una parte della città su cui si sta concentrando una serie di investimenti. E la trazione degli investimenti fa sì che diventino sinergici tra di loro e facilitano la politica del quartiere…
D- Si aprono bar, ristoranti…
R – Esattamente
D –Io come, le dicevo, abito lì vicino e vado lì in zona dove c’è un Talent Garden. Anche quello era una fabbrica che è stata riattata. Lì si vedono convivere le realtà più antiquate (come la trattoriaccia) con quelle più innovative (come ad esempio la stessa Fondazione Prada.)
R -E’ anche il bello di un ambito urbano molto variegato. Tra l’altro lì in piazza Corvetto il sovrappasso autostradale sarà chiuso per trasformarsi. Questo potrebbe diventare High Line cioè una specie di parco sospeso a disposizione della gente. E’ in progetto anche in altre due zone. Anche questo potrebbe essere un segno di cambiamento per il quartiere.
Ringraziamo il dottor Roberto Galliano per la lunga ed esauriente intervista che ha toccato diversi punti con informazioni diremmo molto puntuali ed esaustive.