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Intervistiamo il dottor Roberto Spaggiari che ha piantumato 11 mila alberi in 10 ettari vicino a Parma (strada Quingenti a San Prospero in prossimità della via Emilia). Le varietà delle piante sono: querce, noci, frassini, cornioli, prugnoli, meli, olmi. Recentemente (13 gennaio 2019) la famiglia Spaggiari è stata insignita di una menzione speciale al prestigioso premio Sant’Ilario (Festa del patrono di Parma) riservate ogni anno alle eccellenze Parmigiane. In questo post Roberto Spaggiari ci racconta la genesi di questa sua iniziativa.
1-Allora mi rifaccio a quell’articolo (apparso sul Web nel 2018) che ci è piaciuto molto. La prima domanda è: come vi è venuta questa idea?
R – L’idea nasce nel 2000 da due bandi. La prima piantumazione è iniziata nel 2000 con dei fondi comunitari. Poi una seconda piantumazione nel 2005 sempre con fondi comunitari. Questi fondi danno: per la prima piantumazione la corresponsione di mancato reddito per vent’anni; per la seconda (2015) di mancato reddito per quindici anni. Una parte della nostra proprietà, a seguito di una modifica di un piano strutturale comunale passò da terreno agricolo a terreno urbanizzabile. Il terreno di fronte a casa nostra era accanto ad altri diventati edificabili. Ciò aveva dato corso alla creazione di un grande quartiere residenziale. Io però non ho accettato le offerte per urbanizzare l’area. Offerte che arrivavano soprattutto tra il 2006 e il 2007 cioè prima della crisi del 2008. Abbiamo continuato a fare coltivazione normale soprattutto fieno, cereali e pomodori. Noi siamo a circa 7 km e mezzo dal centro di Parma e le costruzioni si sarebbero avvicinate a casa nostra. Però noi abbiamo declinato tutte le offerte.
D-Ci vuole spiegare questa iniziativa nei dettagli? Mi sembra che questa iniziativa lei l’ha presa con suo padre. Se vuole darci qualche ulteriore informazione…
R – Volentieri. Dopo la prima urbanizzazione la Regione Emilia Romagna ha aperto questo bando ‘Arboricoltura da legno consociata’. E’ una sottomisura del fondo europeo di sviluppo rurale. A questo bando potevano aderire tutti i coltivatori diretti e gli agricoltori. Il bando prevedeva la copertura al cento per cento delle spese di piantumazione e poi ti dava un mancato reddito per 12 anni. Cioè una corresponsione che però non arriva a 2.500€ lordi all’anno. Una cifra modesta. Consideri che le spese di piantumazione le abbiamo anticipate tutte noi. Ho dovuto accedere a un finanziamento bancario. Da un punto di vista economico è stato un disastro.
D- La vostra è un’iniziativa sicuramente meritoria. Secondo noi queste iniziative sono rarissime in Italia. Allora secondo voi cosa si può fare per diffondere maggiormente in Italia iniziative come la vostra?
R- Si potrebbe ottenere questa diffusione in un modo, molto semplice. Premessa: Lei saprà che la pianura padana è una delle zone più inquinate. Allora uno dei sistemi per ridurre l’inquinamento è quello di creare dei micro boschi di qualche ettaro e lo potrebbero fare anche persone non del settore. Un bosco non richiede molta manutenzione: qualcosa solo nei primi tre-quattro anni e basta. In questo sistema c’è un’adeguata corresponsione economica. Per vent’anni. La cifra dovrebbe essere di 6-7.000€ in un anno. Per 2 ettari.
La gente soprattutto il proprietario terriero non sa cosa farsene della terra. C’è uno svilimento così forte del terreno… è diventato una materia di scarto. Ci sono tantissimi effetti positivi nell’iniziativa. Come l’ossigenazione, la captazione cioè il trattenimento delle acque, poi l’orizzonte estetico che deve essere preservato.
Noi parliamo del Bel Paese come diceva Dante e poi … Io ho fatto un discorso filosofico. Non voglio aderire a un modello imposto da un mondo che non mi appartiene. Non vengo ascoltato perché sostengo un modello diverso.
E’ un modello controcorrente, è anarca.
(NDR –L’anarca riprende tratti caratteristici dell’Unico di Max Stirner: sovranità assoluta dell’individuo, ma nel rifiuto del potere; mancanza di sottomissione alle leggi della società, ma ricerca di una legge naturale o cosmica; volontà di una forma di padronanza eroica di se stessi; ricerca della libertà come fine ultimo di ogni azione; assenza di spirito di appartenenza a una bandiera o ideologia).
C’è differenza tra anarca e anarchico. Io non sono contro le istituzioni ma spesso ne faccio a meno. Lì dove ho fatto delle piantumazioni le istituzioni avevano deciso che ci fosse un quartiere io mi sono rifiutato. Non sono contro le istituzioni perché ho aderito al bando del Comune di Parma. Non sono nelle nuvole, sono ben piantato…
D- Come una pianta appunto.
R-Occorre rilanciare un certo modello di vita. Se uno non rinuncia a qualcosa il nichilismo trionfa.
Che cosa mangiamo? Cemento? Asfalto?
Non ci sono più le rane, non c’è più una lucciola…
D- Sì mi sembra che lo dicesse anche Pasolini. (NDR-Ci si riferisce all’articolo di Pier Paolo Pasolini intitolato ‘il Vuoto del Potere’ apparso sul Corriere della Sera il primo febbraio 1975. In questo scritto Pasolini collega metaforicamente la scomparsa dei luminosi insetti notturni con la nascita in Italia di un nuovo autoritarismo). I poeti avevano già intuito questo.
R –C’è una differenza tra progresso e sviluppo. Buona parte delle case costruite in questo nuovo quartiere sono sfitte. E così dei capannoni che sono vuoti. Questo ci permette di capire delle dimensioni del problema come il consumo del suolo.
Mi hanno confermato la bontà della scelta. Io non ho tanti soldi ma sono libero. Soprattutto non ho distrutto. La terra non è solo per i viventi. E’ soprattutto dei viventi. Ma anche dei lombrichi e degli altri che hanno un codice di comportamento di relazione tra di loro. Che servono anche a noi.
D -Sì guardi io avevo un cliente che aveva una azienda agricola della Franciacorta. Sono andato a trovarlo e lui ha spiegato che ha fatto degli investimenti per la sua azienda agricola – produce vino. Mi ha fatto un ragionamento molto semplice. Il padre diceva ’ io quando scomparirò vorrei lasciare a quelli che vengono dopo un terreno, un ambiente che non sia peggiore di quello che ho ricevuto io’.
R-C’è un altro discorso che faccio io. Quell’area dove ho fatto questa piantumazione ha una vocazione archeologica.
D- E quindi si trovano dei reperti?
R –Esatto, lì vicino si sono i resti di un villaggio terramarico. (NDR- Le terramare, che prendono il nome da un concime (terra-mara=pietra/ marniere=terriccio) sono villaggi sorti nella pianura padana centrale attorno alla metà del II millennio a.C. età del Bronzo). Piantando degli alberi abbiamo elevato una cortina di verde che protegge quest’area.
Se si costruisce – alterando il territorio – tutti questi reperti spariscono per sempre. La mia terra è un argine. Io li proteggo. Io faccio il progetto anche per il passato. Non me ne importa niente anche se guadagno meno. Io non voglio far parte delle persone che distruggono. A me basta questo.
D- E’ la teoria dell’agricoltore che si diceva prima.
R- Ci sono tutte le considerazioni che devono essere valutate quando uno è proprietario di un campo. Sono contento di quello che ho fatto adesso. Ho avuto dei riconoscimenti, sono andato in televisione.
Se vogliamo fare un piccolo cambiamento nella pianura padana non possiamo continuare in questo modo.
La situazione era seria e adesso è diventata grave.
Quando diventa irreversibile poi si passa a uno stato preagonico. E’ la morte. Io non voglio aiutare la morte. Non voglio essere l’alteratore di un luogo.
D-Ma sì, i calcoli che sono stati fatti ci confermano questo. Noi tra l’altro ci occupiamo anche di agricoltura con un occhio anche a quella non distruttiva. Quella classica è abbastanza distruttiva, è stato ormai dimostrato. Un certo Balboni ha scritti dei libri sulla Nuova Agricoltura, quella che possiamo definire biologica. Noi crediamo nell’economia circolare. Che vuol dire riciclo, rispettare l’ambiente etc. Se vuol dirci qualcosa in merito…
R – L’economia circolare non la conosco. Però ho letto qualcosa sull’argomento. Capisco che sia un’economia razionale quindi più percorribile. Sì, è quella che sta prevalendo in questo momento perché il ragionamento grosso modo è: cominciamo a ridurre gli sprechi – rifiuti che in Italia non si riesce a gestire bene – e poi via via si arriva a un equilibrio. La valutazione che viene fatta è esclusivamente legata al fattore economico. Il primo pensiero economico ci deve dire: andiamo a recuperare quelle cose… ci vuole un senso dei limiti. Questa via dell’economia classica vecchio stile non può avere nessun tipo di futuro. Per cui non è possibile che una mucca che non fa più di 30 litri di latte vada macellata. La natura non può crescere a dismisura. La biodiversità fa la differenza.
D – Sì, ci sono delle previsioni; c’è addirittura una data che non è molto lontana che pare il 2030, allora praticamente cominceremo a boccheggiare.
Mi dica una cosa lei è laureato?
R- Sì sono laureato in giurisprudenza. Poi ho preso una seconda laurea in lettere a indirizzo archeologico.
D-Bene, vedo che è molto ferrato. Ha altri progetti?
R-Sì li ho. Ho un progetto relativo a un piccolo appezzamento di terra che non è mio. In un terzo del terreno ci metto delle piante di Ginkgo Biloba e negli altri due terzi creerò un impianto megalitico come quello del Comune di Carnac in Bretagna. Sarà un rivestimento in pietrisco e ciotoli. Lo gestisco con mia sorella, mio papà e mia cugina che ha abbandonato architettura per fare un esperimento con dei fondi comunitari per la piantumazione di Ginkgo Biloba.
D-Cos’è?
R – La Ginkgo Biloba è una pianta di origine asiatica. Sono cinque ettari, vedremo quanti alberi si possono piantare, è un bosco nuovo, sono cinquantamila metri quadrati. Faremo anche un laghetto. Io ci metterò anche dei melograni… Tra l’altro la zona era agricola, è diventata edificabile adesso è ritornata agricola. Quindi non si possono fare più le villette.
Ringraziamo il dottor Roberto Spaggiari e ci auguriamo che il suo esempio faccia scuola. La pianura padana ne avrebbe bisogno.