Concludiamo con questo post l’illustrazione dell’incontro ‘Cambiamento climatico. La città e il suo verde. Uso consapevole del territorio’ che si é svolto martedì 20 novembre 2018 a Carpi presso l’auditorium Carlo Rustichelli. Le prime due relazioni sono state tenute da Carlo Manicardi e Guido Barbieri. La terza, di cui parliamo stavolta, è stata esposta da Francesco Fantuzzi, economista e attivista civico. Fantuzzi si è occupato dell’analisi delle dinamiche del consumo di suolo della città di Carpi nel corso degli anni. Per far questo si è basato sulla lettura diacronica (cioè tenendo conto dell’evoluzione del tempo) delle cartografie storiche. In più ha effettuato interessanti confronti con le dinamiche demografiche. Questo è stato possibile basandosi sui dati relativi ai censimenti Istat della popolazione. Dati che, abbiamo visto, risalgono fin al 1870 in qualche caso addirittura al 1861 anno della costituzione dello Stato Italiano. E’ evidente infatti che la costruzione di edifici – abitativi o a uso pubblico o industriale – è strettamente legato alla presenza – crescente o decrescente – della popolazione. Riportiamo qualche dato. Nel 1861 gli abitanti di Carpi erano 16.698 e rimasero pressoché stabili di numero – con un leggero aumento – fino al 1881. La crescita inizia ai primi del 900 (22.876) con un vero e proprio boom negli anni ’60. Attualmente siamo a 71.060. Quali sono i fatti che hanno determinato l’incremento demografico? Senza dubbio il passaggio nel dopoguerra dalla produzione del truciolo a quella della maglieria. Parallelamente all’industrializzazione si ebbe uno sviluppo dell’edilizia residenziale. Un altro stimolo importante alla crescita della città deriva dall’approvazione nel 1967 del primo Piano Regolatore Generale. Si diffonde maggiore benessere è chiaro. Ma c’è anche il rovescio della medaglia. Per esempio il consumo di suolo cresce rapidamente e nel 2016 arriva a 2.566 ha (ettari). Occorrono allora interventi regolatori come quelli svolti negli anni ’70 dall’Architetto Amedeo Magnani e la successiva adozione della Variante Generale al PRG (Piano Regolatore Generale). Questo consentirà di intraprendere nuovi interventi pianificatori nel decennio successivo (con la realizzazione di una zona industriale e artigianale). Successivamente le politiche ambientali spingono i sistemi della diversità e delle identità dei luoghi per promuovere indirizzi e soluzioni di conservazione e valorizzazione delle risorse disponibili. Questi nuovi approcci evidenziano la necessità della ricerca della sostenibilità ambientale del territorio. Occorre allora coniugare ambiente e sviluppo in modo innovativo per la città. Tutto ciò in un contesto di proficue relazioni tra i centri di Modena e di Reggio. L’ultima parte della relazione di Fantuzzi verteva sull’individuazione dei lotti residui all’interno del territorio consolidato al fine di contabilizzare il suolo potenzialmente ancora ‘consumabile’. Per la cronaca alle 102 zone individuate dalla pianificazione vigente ne sono state aggiunte altre 9 con dimensioni significative per una superficie complessiva di circa 6 ettari. Finiamo con un dato che abbiamo letto su una tabella degli indicatori: la velocità annua media del consumo di suolo è – nell’ultimo periodo 2000/2016 – arrivata a 68,79 (mq per abitante). Meditiamo su questi numeri.
18 Gennaio 2019