Pubblichiamo la seconda parte della lunga intervista a Carlo Coluccio. La precedente era stata pubblicata su Phorestanews n 40 ed era dedicata alla mobilità sostenibile. Questa volta affrontiamo il tema dei tipi di fossil fuel e il loro impatto sull’ambiente e poi la decarbonizzazione.
D-Ci dici che differenze ci sono in termini di efficienza energetica e di emissioni tra la benzina il gasolio il metano e il gpl?
C- (Ride) Io non sono un tecnico. Te lo posso dire affrontando l’argomento in maniera più generica di quanto potrebbe fare un tecnico. Sei partito dalla benzina e allora prendiamo la benzina come riferimento, diamole un valore di 100. Noi sappiamo che il gasolio ha sostanzialmente un consumo inferiore per le stesse percorrenze, un rendimento superiore per litro e quindi consente una riduzione della percentuale di CO2 emessa per km percorso. Il GPL rende un po’ meno della benzina per avere la stessa energia. Per percorrere la stessa distanza ci vuole un 15% in più di gpl rispetto alla benzina. Però il gpl produce meno CO2 e meno particolato. Il metano richiede un 10% in più, rispetto alla benzina, per percorrere la stessa distanza ma produce il 40% in meno di CO2 e non ha particolato; quindi è migliore anche rispetto al gasolio. Insomma fin che si ragiona di combustibili fossili tutti quanti hanno un impatto; ci sono le emissioni in termini macro dell’impatto ambientale. Se arriviamo a considerare il metano prodotto da forme alternative ad esempio attraverso la digestione di rifiuti animali o urbani, allora a quel punto l’impatto verso l’ambiente è minimizzato ed è comparabile a quello dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili.
D – Che differenza c’è tra il metano e il biometano? Cosa sono?
C- Il metano è un combustibile fossile che viene estratto dalla degenerazione di materiale organico che è avvenuta nel tempo, nei secoli, mentre il biometano viene ricavato dalla digestione anaerobica (NDR-La digestione anaerobica è un complesso processo biologico nel quale, in assenza di ossigeno, la sostanza organica viene trasformata in biogas) di sostanze organiche che sono digerite, trattate all’interno di processi anaerobici. In buona sostanza se queste sostanze organiche fossero trattate questo metano che si produce sarebbe purtroppo in molti casi anch’esso inquinante. Basti pensare ai liquami degli animali che vengono lasciati in atmosfera all’aperto perché la degradazione avviene comunque e il metano viene immesso nell’ambiente. E la stessa cosa avviene per le sostanze che sono in discarica: ci sono discariche che se vengono forate si trova il metano all’interno. Quindi quando si parla di messa in sicurezza di una discarica si parla anche di andare a tirare fuori il metano dentro la discarica. Perché comunque dove c’è presenza di metano ci sono sostanze organiche.
D-Passiamo a un altro argomento: la decarbonizzazione. Allora. Cosa vuole dire decarbonizzazione, anche qui c’è una definizione scientifica accettata?
C-Penso sia molto semplice. Tutti i fossil fuel contengono carbonio, benzina, carbone, gasolio e decarbonizzazione vuol dire avere un’atmosfera in cui la CO2 presente è frutto solamente dei fenomeni naturali e non di inquinamento provocato dall’essere umano.
D-Come si decarbonizza un’economia che va a fossil fuel? Cioè quali strade diciamo tecniche e di innovazione o politiche bisogna iniziare a prendere?
C- Questo è l’argomento che abbiamo sempre affrontato nel breve, medio e lungo periodo. Però in buona parte nel medio periodo il problema è quello di limitare il più possibile le emissioni e ragionare non solo con la CO2 che condiziona i cambiamenti climatici ma anche e soprattutto il particolato, i NOx (NDR- è una sigla generica che identifica collettivamente tutti gli ossidi di azoto e le loro miscele), i solfati che sono appunto i NOx. C’è tutta una serie di inquinanti che derivano dalle combustioni. Io senza essere uno specialista riferisco in sintesi quello che mi dicono gli esperti. E cioè: tutte queste emissioni devono essere controllate perché ci sono delle conseguenze che vanno dai buchi nell’ozono, alle piogge acide e quant’altro. Per limitare tutto questo bisogna avere un’energia pulita cioè prodotta da fonti rinnovabili. L’altro problema è quello di utilizzare una fonte che non impatti sull’ambiente circostante. Quindi bisogna avviare un processo virtuoso che non credo possa essere concluso domani; non possiamo pensare di fare andare i tir domani senza combustibili fossili ma dobbiamo utilizzare delle energie che ci consentano di ridurre drasticamente le emissioni. In quanto tempo? Dipende molto dall’avanzamento delle tecnologie e dalla volontà politica.
D- Sullo stesso tema: come si convertono a metano i camion e i camioncini che vanno a gasolio ?
C -Tutto può andare a metano. Esistono già dei veicoli che vanno a metano ma se uno ha il tir o camioncino a gasolio esistono dei sistemi invasivi. Però i motori possono essere convertiti a metano. Ma se vogliamo andare solo a metano bisogna cambiare la distribuzione e la testata dato che il diesel si accende per compressione mentre il motore a metano si accende con la candela. Oppure se uno vuole fare il passaggio intermedio allora c’è un sistema chiamato dual fuel che è stato sviluppato per i veicoli pesanti che consente nei tragitti medi di arrivare alla sostituzione del diesel fino all’80% . Ciò comporta una riduzione di almeno il 40% del particolato. Come dicevo prima si può procedere per passi successivi ma già esistono costruttori di camion che li fanno a metano, a metano compresso, a metano liquido che è quello verso il quale si dovrebbe andare. Nel lungo periodo tutti i veicoli dovrebbero andare a idrogeno dato che la soluzione della mobilità elettrica sicuramente non è – da quello che vedo e sento dagli specialisti – quella idonea. Anche se qualcuno si è già mosso in questo senso – la soluzione per il futuro non è l’elettrico a batteria dato che questa comporta tempi di ricarica lunghi e delle problematiche per fare arrivare l’energia elettrica nel momento giusto e nel posto giusto. Compito non facile quando ci sono le concentrazioni di veicoli importanti.
D – Perché la politica, i decisori, i sindaci in Italia non mettono mano a questa transizione? Altra domanda: nel dicembre del 2017 la Commissione Europea e il Parlamento europeo si sono accordati per rendere effettiva la parte della economia circolare che riguarda i rifiuti. Così sono state emesse direttive su discariche, packaging, responsabilità estesa del produttore. Quindi gli Stati UE si dovranno adeguare entro i prossimi venti anni stabilendo il come. Ma la strada è stata decisa. Non c’è nulla di simile che tu sappia per quanto riguarda gli inquinanti, la decarbonizzazione?
C- Tu sai sicuramente che ci sono delle limitazioni alle emissioni non rispettate ed è per questo che l’Italia è sotto procedura di infrazione. Ci sono limitazioni agli inquinanti: ma in Italia si lavora in maniera sporadica, ogni singolo ente inventa la sua ricetta giorno per giorno cercando di fare qualcosa senza armi sufficienti per fare il lavoro che deve essere fatto, e cioè frutto di un coordinamento, soprattutto in una macroarea come la pianura padana. Un coordinamento che porta a suggerire a questi signori che hanno anche limitate conoscenze tecniche. I politici, vanno aiutati da chi apporta la tecnologia che consente di evolvere verso una condizione migliore. Ci vuole un coordinamento del tipo la vecchia autorità del Po, che cominci a dire: bene: domani ci vuole una riduzione al traffico per veicoli fino a 50 gr di CO2 a km, poi diventano 30, 20 poi zero. Allora per entrare in città c’è un parco di veicoli elettrici che fanno 50 km, si affittano a 10 euro all’ora. Chi invece vorrà avere un’auto sua si compra una delle auto elettriche plug in. Sto parlando nel medio periodo. Il tutto deciso, concordato e approvato dalla autorità politica. In centro potranno entrare solo i mezzi elettrici plug in o mezzi a combustione fossile che hanno emissioni fino a tot gr per km. Cioè non si deve più sentire il rumore di motori accesi. Questo varrà per furgoncini, i tir non devono entrare, vale per auto e moto. Progressivamente all’interno delle cerchie si deve arrivare a far sì che non entrino più i veicoli a combustione. E tutto quello che circola fuori dalle città dovrà essere messo in condizione di inquinare il meno possibile. Questo in pianura padana domani, ma non siamo così distanti: tutti vanno a metano liquefatto, ci sono i centri di raccolta e da lì si fa la distribuzione, cosa che non è impossibile, si tratta di spingere in questa direzione. E’ chiaro che ci devono essere incentivi anche da parte del Governo e arrivare a mettere a sistema il cambiamento. Le autorità si sono già mosse in questo senso ma procedono lentamente: la strategia energetica nazionale identifica il biometano come uno degli strumenti per raggiungere la soddisfazione di quelli che sono gli accordi 20 20 20, (NDR – Ridurre le emissioni di gas serra del 20%, alzare al 20% la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e portare al 20% il risparmio energetico) cioè il 10% dell’energia veicolare da fonti rinnovabili. Mentre per quanto riguarda l’energia elettrica siamo ora al 4%.